Una donna è sdraiata sul pavimento mentre riceve un massaggio da un'infermiera.

Disturbi posturali e ATM

Negli ultimi tempi, nella letteratura scientifica, sta emergendo una corrente di pensiero che ipotizza un significativo legame tra la Malattia di Meniere e i disturbi dell’ARTICOLAZIONE TEMPORO-MANDIBOLARE (ATM). Diverse ricerche hanno suggerito e descritto interazioni fisiopatologiche tra l’organo della masticazione, in particolare l’ATM, e l’orecchio, basandosi su alcuni riscontri clinici:



1) Alcuni pazienti mostrano sintomi auricolari senza manifestare patologie a carico dell’orecchio.

2) L’incidenza dei sintomi caratteristici della MdM è maggiore nei soggetti con disfunzione dell’ATM rispetto alla popolazione generale.

3) Tali sintomi tendono a migliorare o risolversi dopo un trattamento odontoiatrico, per poi ricomparire con la sospensione del trattamento stesso.

4) D’altra parte, in molti pazienti con malattia di Meniere, sono presenti sintomi indicativi di disfunzione dell’ATM, e un adeguato intervento su questa disfunzione articolare è spesso capace di risolvere o alleviare tali sintomi.


Nonostante ciò, il meccanismo fisiopatologico attraverso il quale una disfunzione dell'ATM possa indurre sintomi all’orecchio, rivestendo un ruolo patogenetico rilevante nella MdM, rimane poco chiaro: sono stati evocati riflessi neurogeni, sinergie muscolari e coinvolgimenti in quanto a relazioni con altre patologie enigmatiche, come l'emicrania. Tuttavia, la possibile componente meccanica è raramente considerata. In una ATM normale, i condili di entrambi i lati si trovano in contatto con la parete antero-superiore della cavità glenoidea (cavità glenoide) (fig. 1). Per vari motivi, che riguardano sia l’ATM stessa sia il non corretto allineamento dentale e la postura inadeguata della mandibola, avviene il dislocamento dei condili in una posizione più arretrata, entrando così in contatto con le superfici distali delle CAVITÀ GLENOIDI (fig. 2).

Tali superfici sono in intimo rapporto con l'orecchio. In questo caso, assai comune, ogni qualvolta l'individuo deglutisce (e ciò avviene circa duemila volte al giorno a prescindere dalla volontà e dallo stato di sonno e veglia) i condili percuotono l'orecchio con più o meno violenza, come può essere facilmente riscontrato con la PALPAZIONE ENDO AURICOLARE (infilando i mignoli nell’orecchio e muovendo la mandibola).
L’interessamento dell’orecchio potrebbe in questi casi essere mediato anche dalla Tuba di Eustachio , sommando la disfunzione tubarica ai meccanismi muscolari e ai riflessi nervosi da vari autori ipotizzati.
Appare evidente come, se da un lato il movimento di apertura della bocca viene comunemente sfruttato per il ripristino, dell'equilibrio pressorio sule due superfici del timpano alterato ad esempio per sbalzi di quota, dall'altro un cronico dislocamento posteriore di uno o entrambi i condili e lo squilibrio dei muscoli della masticazione e della deglutizione, possono dar luogo ad una ipofunzionalità tubarica e, al limite, ad una stenosi, sostenendo così, oltre a varie patologie dell’Orecchio che alle disfunzioni tubariche sono legate, anche la sintomatologia menierica.
Il rapporto fra condilo mandibolare e orecchio potrebbe spiegare anche la monolateralità e/o la bilateralità della sintomatologia: una mandibola laterodeviata favorisce una sintomatologia otologica omolaterale alla deviazione , una mandibola biretrusa
favorisce una sintomatologia bilaterale (anche se solitamente un lato prevale).
Altra importante concausa nell’insorgenza della sintomatologia menierica è stata ipotizzata nei difetti di postura della colonna cervicale: con adeguato trattamento fisiatrico, associato a quello volto a correggere le disfunzioni dell’ATM, si sono riscontrate diminuzioni della sintomatologia menierica. La colonna va considerata, nella maggior parte dei casi,
un sistema di compenso di malposizioni che intervengono nei distretti inferiori (BACINO, GINOCCHIA, CAVIGLIE, PIEDI) solitamente chiamate "ASCENDENTI", o superiori (MALOCCLUSIONE DENTARIA CON DISLOCAZIONE DELLA MANDIBOLA E EVENTUALE DISFUNZIONE DELL’ATM IN PARTICOLARE) SOLITAMENTE DENOMINATE " DISCENDENTI ", questi ultimi assai spesso trascurati.
La postura della mandibola è dunque pienamente coinvolta (anche se spesso trascurata) nella postura del SISTEMA CRANIO - VERTEBRALE. Se per varie ragioni ( SCHELETRICHE, DENTARIE, IATROGENE) la mandibola è costretta ad
assumere a bocca chiusa una posizione spaziale scorretta, ad esempio deviata (fig.3), ciò causerà necessariamente degli atteggiamenti compensatori a livello dell' intera struttura corporea e del rachide in particolare: nel tentativo di mantenere la linea bipupillare orizzontale, il tutto viene compensato con la disposizione a S della colonna, che si incurva con concavità omolaterale alla DEVIAZIONE A LIVELLO CERVICALE E CONTROLATERALE (sempre rispetto alla deviazione mandibolare) a livello lombare. (Fig.4).

C'è infine da osservare che anche il meccanismo vascolare di insorgenza delle vertigini può costituire un fenomeno connesso con di una DISFUNZIONE DELL’ATM. Infatti gli atteggiamenti compensatori posturali del rachide cervicale (a seguito di una malposizione mandibolare), associati o meno a fenomeni di degenerazione artrosica, possono causare un ostacolato afflusso di sangue al cervello attraverso le arterie vertebrali, ed esitare conseguentemente in episodi vertiginosi.
Nell’APPROCCIO ODONTOIATRICO-OCCLUSALE la terapia è rivolta a ricercare, sulla base dei reperti anamnestici, clinici e radiografici, la postura corretta della mandibola.
Viene dunque allestito un dispositivo intra-orale in resina acrilica (può essere denominato bite, splint, Oral device ecc.) che, grazie alla conformazione decisa caso per caso dal dentista, obbliga il paziente ad atteggiare la propria mandibola nella posizione prescelta e considerata corretta, lasciandola libera di effettuare tutti i movimenti necessari ad una vita normale ma non quelli considerati patologici.
Con questo approccio, in parte di conferma diagnostica , in parte già terapeutico, è quindi possibile testare l’effettiva incidenza della malocclusione dentaria e della DISFUNZIONE DELL’ATM sulla sintomatologia menierica, e sulle vertigini in particolare, il tutto
in maniera totalmente reversibile, priva di qualunque rischio biologico: in caso di insuccesso la rimozione del dispositivo ripristinerà esattamente la situazione di partenza. In caso invece di successo, il paziente potrà scegliere se avvalersi a vita del dispositivo, oppure se passare ad una seconda fase riabilitativa della propria bocca, attraverso un piano di trattamento individuale ortodontico, protesico o misto, che verrà però realizzato sulla base delle indicazioni attenute con il trattamento iniziale.

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