Il NERVO FACCIALE, settimo paio di nervi cranici, riveste una funzione principalmente motoria, regolando la motilità della metà del viso. Oltre a questa funzione principale, il nervo svolge ruoli secondari, come il controllo della lacrimazione e di una parte della salivazione. Attraverso il nervo facciale, le sensazioni gustative dei due terzi anteriori della lingua raggiungono il sistema nervoso centrale. Anatomicalmente, il nervo è composto da circa 7000 fibre nervose e presenta un decorso particolarmente complesso, che inizia dall’emergenza dal tronco encefalico fino ai muscoli facciali. Questo percorso è suddiviso in tre porzioni: intracranica, intratemporale ed extracranica (Fig.1). Nella porzione intracranica, il nervo si snoda dalla superficie del tronco encefalico, da cui origina, fino all’osso temporale. Alla fine di questo tratto, il nervo attraversa un canale osseo noto come condotto uditivo interno.
All'interno di questo canale, il nervo facciale si lega in maniera stretta all'VIII nervo cranico (cocleo-vestibolare), il quale è responsabile della trasmissione delle sensazioni uditive e delle informazioni provenienti dall'appendice labirintica, che supportano la percezione dell'equilibrio. Il nervo facciale penetra nell'osso temporale a livello del fondo del condotto uditivo interno ed emerge dal forame stilomastoideo, rimanendo sempre all'interno di un canale osseo denominato canale di Falloppio. In questo segmento, il nervo si suddivide in ulteriori tre porzioni (labirintica, timpanica e mastoidea), intervallate da due ginocchi. Il tratto extracranico ha inizio al forame stilomastoideo e, dopo pochi centimetri, il nervo entra nella ghiandola parotide, dove inizia a ramificarsi per distribuire le sue fibre muscolari all'emifaccia. Le anomalie di decorso sono relativamente rare, eccezion fatta per situazioni di malformazioni più complesse, come l'atresia auris. Dalla sua origine nel tronco encefalico fino all'interno della parotide, dove si dirama in branche terminali, il nervo è avvolto progressivamente da guaine esterne di spessore variabile, aumentando così la sua resistenza agli stimoli. Il nervo facciale riceve tre principali apporti vascolari: all'uscita dal tronco, al primo ginocchio (ganglio genicolato) e all'uscita dal cranio (forame stilomastoideo). La vascolarizzazione più rilevante è quella del ganglio genicolato. Questi tre apporti sanguigni formano, infine, una rete vascolare sulla superficie del nervo, responsabile della sua irriguazione.
PARALISI DEL NERVO FACCIALE
Il sintomo più distintivo di un danno al nervo è rappresentato da
un deficit della funzione motoria.
Questo può manifestarsi in modo completo, con immobilità totale della metà del viso, condizione nota come paralisi, o in modo parziale, nel qual caso si parla di paresi. Il quadro clinico della paralisi del nervo facciale si caratterizza per
l'impossibilità di chiudere l'occhio e la trazione controlaterale della bocca. La gravità di un deficit del nervo facciale può essere classificata sia clinicamente che attraverso test strumentali. La classificazione clinica maggiormente accettata è quella introdotta da House e Brackmann, la quale prevede sei gradi: il grado I indica normalità, i gradi dal II al V rappresentano quadri via via più severi, e il grado VI corrisponde a paralisi completa. È fondamentale evidenziare che un deficit del nervo facciale
può rimanere clinicamente invisibile finché non viene danneggiato il 50% delle fibre nervose.
I test strumentali più comunemente utilizzati includono l'elettromiografia (EMG) e l'elettroneurografia (ENoG), nota anche come elettromiografia evocata. L'EMG permette di esaminare la funzionalità dei muscoli innervati dal nervo facciale sia a riposo che durante contrazioni volontarie, mediante elettrodi registranti posizionati sui muscoli interessati. L'ENoG, al contrario, analizza la conduzione dell'impulso elettrico nel nervo, calcolando una percentuale rispetto al lato sano. Questo esame viene svolto mediante stimolazione elettrica al forame stilomastoideo e registrazione dell'attività evocata dei muscoli facciali. Entrambi gli esami possono essere utilizzati in modo complementare, specialmente durante la valutazione della ripresa delle paralisi nel tempo; tuttavia, per motivi fisiopatologici, ciascuno presenta indicazioni temporali specifiche. Un deficit del nervo facciale, in proporzione alla sua gravità, può provocare
disturbi dell'irritazione oculare, della vista, della masticazione e del linguaggio.
L’evidente difetto estetico può inoltre dare origine a problematiche psicologiche, con alcuni pazienti che tendono all'isolamento.
Eziologia della paralisi
Le patologie che possono colpire il nervo facciale sono suddivisibili in cinque gruppi principali.